Energia e sviluppo sostenibile
Situazione
Il sistema energetico mondiale deve svilupparsi continuamente per garantire alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni. Tale necessario sviluppo non deve altresì compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. Deve cioè essere uno "sviluppo sostenibile".

Consumo mondiale di energia
per fonti
Attualmente oltre l'80% della produzione energetica mondiale proviene da combustibili fossili (35% dal petrolio, 21,2% dal gas e 23% dal carbone), mentre appena il 15% è riconducibile a fonti energetiche rinnovabili.
Le risorse energetiche di origine fossile presentano tre gravi inconvenienti che rischiano di compromettere irrimediabilmente la "capacità delle future generazioni di soddisfare i propri bisogni":
- il loro utilizzo comporta il surriscaldamento dell'atmosfera terrestre;
- sono fonti di energia limitate e quindi esauribili;
- sono distribuite in modo diseguale tra i territori del mondo.
Cambiamenti climatici
Il rischio di mutamenti climatici rappresenta oggi uno dei maggiori problemi ambientali, le cui cause sono in gran parte riconducibili alle emissioni di CO2 provenienti dallo sfruttamento delle fonti energetiche tradizionali.
L'anidride carbonica ha infatti un'elevata capacità di assorbimento delle radiazioni infrarosse e quindi favorisce l'accumulo di calore nell'atmosfera, altrimenti disperso nello spazio. Questo fenomeno naturale, noto come "effetto serra", è indispensabile al mantenimento della vita sul nostro pianeta, ma le attività umane lo hanno intensificato a tal punto da compromettere i delicati equilibri climatici mondiali.
Emissioni di anidride carbonica
nell'atmosfera
La domanda mondiale di energia cresce ogni anno e di pari passo crescono le emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera.
L'IPCC (Commissione Intergovernativa sul Cambiamento Climatico creata dall'ONU nel 1988 per studiare i cambiamenti climatici) delinea scenari drammatici per il futuro prossimo:
- innalzamento della temperatura del pianeta;
- aumento globale e non uniforme delle precipitazioni atmosferiche;
- intensificazione degli eventi meteorologici estremi (siccità, alluvioni, tempeste);
- innalzamento del livello del mare (per effetto dello scioglimento dei ghiacciai), con conseguenti inondazioni e intere regioni sommerse;
- aumento della desertificazione delle zone aride, tropicali e subtropicali.
Sulla base di queste previsioni, l'IPCC prescrive una riduzione del 60%-80% delle emissioni al 2100 per la stabilizzazione della concentrazione dei gas serra al valore del 1990 e il contenimento dei cambiamenti climatici in atto.
Protocollo di Kyoto
Nel 1979 a Ginevra viene firmata la convenzione sull'inquinamento atmosferico regionale per affrontare i problemi legati all'acidificazione, eutrofizzazione e smog fotochimico.
Nel 1987 il Protocollo di Montreal impegna gli oltre 160 paesi firmatari ad eliminare gradualmente l'utilizzo e la produzione delle sostanze che riducono lo strato di Ozono stastosferico.
Nel 1991 inizia la campagna dell'ICLEI (Consiglio Internazionale per le Iniziative Ambientali Locali) "Citta per la protezione del clima", mirata a promuovere Piani d'Azione locali che portino le città aderenti alla campagna ad una progressiva riduzione delle emissioni di gas serra clima-alteranti.
Nel 1992 a Rio del Janeiro si tiene la "Conferenza Mondiale sull'Ambiente e lo Sviluppo" durante la quale sono approvate la "Dichiarazione di Rio sull'Ambiente e lo Sviluppo" e l'"Agenda 21", sono firmate le Convenzioni sui Cambiamenti Climatici e la Biodiversità, e si gettano le premesse per la Convenzione contro la Desertificazione.
Nel Dicembre 1997 viene concordato il Protocollo di Kyoto, che impegna i paesi industrializzati e quelli in economia di transizione (Est Europa), responsabili di oltre il 70% delle emissioni mondiali di gas serra, a ridurre entro il 2012 le emissioni del 5,2% rispetto ai valori del 1990, con percentuali diversificate per paese: per l'Italia la riduzione deve essere del 6,5%. Il Protocollo indica inoltre le politiche e le misure che i paesi firmatari dovranno adottare per la riduzione delle emissioni.
Il 16 Febbraio 2005 con sei anni di ritardo entra in vigore il Protocollo di Kyoto e molti Paesi industrializzati hanno già adottato le linee guida indicate dal testo per la riduzione delle emissioni.
L'Italia, nonostante una serie di iniziative adottate già a partire dal 1998 ("Linee Guida per le politiche e le misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas serra", "Libro Bianco per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili") e la ratifica del Protocollo di Kyoto nel 2002, non ha modificato il suo "trend" di crescita delle emissioni e si trova oggi a doverle ridurre di circa il 12% rispetto al livello attuale, per ottemperare agli impegni di Kyoto.
Approvvigionamento delle riserve energetiche fossili

L'inizio della crisi della produzione mondiale di petrolio
La disponibilità delle risorse energetiche fossili non è illimitata.
- La maggior parte dei giacimenti di petrolio è stata scoperta negli anni 60; l'80% del petrolio che consumiamo è stato trovato prima del 1973 e attualmente viene scoperto un barile di petrolio ogni quattro consumati.
- Stiamo raggiungendo la massima velocità di estrazione di petrolio e gas naturale. Gli esperti prevedono che il picco di estrazione del petrolio verrà raggiunto intorno al 2005-2010 e quello del gas intorno al 2020.
- La produzione di petrolio da un dato giacimento diviene progressivamente più difficoltosa (e costosa) via via che si estraggono porzioni crescenti della riserva recuperabile.
- La domanda mondiale di energia cresce ogni anno e all'attuale tasso di crescita (circa il 2% l'anno) le riserve mondiali di petrolio si esauriranno in circa 30 anni.
Bisogna far notare che quando il picco di estrazione sarà raggiunto la domanda di combustibile liquido sarà permanentemente superiore all'offerta facendo precipitare l'intero nostro sistema economico in una crisi energetica strutturale, difficilmente superabile a breve termine.
Ripartizione delle riserve fossili

Distribuzione delle riserve fossili
I paesi "Sviluppati" (OECD - Organization of Economic Cooperation and Development) pur rappresentando solo il 19% della popolazione consumano oltre il 50% dell'energia mondiale. Il consumo procapite dei paesi OECD è circa tre volte maggiore del consumo procapite medio mondiale.
Ironia della sorte vuole che i paesi più energivori sono da annoverare tra quelli che dispongono di riserve più limitate. Quasi il 70% delle attuali riserve di petrolio si trova in Medio Oriente, mentre piu' del 75% delle riserve di gas naturale si trova diviso tra i paesi medio orientali e i paesi dell'Ex Unione Sovietica.
Questa circostanza è vissuta dai paesi ricchi, e specialmente dagli Stati Uniti, come una minaccia per la continuità dell'approvvigionamento energetico. In questo quadro le nazioni sono già in gara per l'accaparramento delle ultime riserve fossili a basso costo, e, purtroppo sempre più spesso, la guerra costituisce lo strumento privilegiato per questa strategia di controllo.